COME LE AZIENDE POSSONO SOPRAVVIVERE AL CORONAVIRUS
In questo momento di grande difficoltà in cui la consapevolezza civica di ciascuno di noi è importante, a prescindere dalle personali opinioni, penso sia fondamentale cercare di intravedere ciò che di positivo forse questa situazione può portare.
Molte aziende della “zona rossa”, al fine di evitare l’interruzione della propria attività lavorativa che comporterebbe certamente dei disagi sotto il profilo economico- finanziario insostenibili ha adottato lo “smartworking”.
Nel favorire questa modalità di lavoro il Governo Italiano con dpcm del 23 febbraio 2020 n. 6 “misure urgenti sul coronavirus”, rende il lavoro agile immediatamente applicabile anche in assenza di accordi con l’azienda e, quindi, in deroga a quanto previsto nella legge 81/2017 che prevede l’obbligatorietà di un accordo tra il datore di lavoro ed il lavoratore integrativo del contratto individuale.
Lo smart working sembra configurarsi come lo strumento in grado da un lato di abbassare la possibilità dei contagi del virus coronavirus e dall’altro di mantenere stabile il livello di produttività.
Quali sono i dati attuali circa l’utilizzo dello #smartworking?
Il mondo dello smart working, secondo la fotografia scattata dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, sta registrando un treno in crescita nel nostro Paese: i lavoratori dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro, disponendo di strumenti digitali per lavorare in mobilità sono ormai circa 570 mila, in crescita del 20% rispetto al 2018, e mediamente presentano un grado di soddisfazione e coinvolgimento nel proprio lavoro molto più elevato di coloro che lavorano in modalità tradizionale:
- il 76% si dice soddisfatto della sua professione, contro il 55% degli altri dipendenti;
- uno su tre si sente pienamente coinvolto nella realtà in cui opera e ne condivide valori, obiettivi e priorità, contro il 21% dei colleghi.
Nel 2019 la percentuale di grandi imprese che ha avviato al suo interno progetti di Smart Working è del 58%, in lieve crescita rispetto al 56% del 2018.
A queste percentuali vanno aggiunte un 7% di imprese che ha già attivato iniziative informali e un 5% che prevede di farlo nei prossimi dodici mesi.
Del restante 30%, il 22% dichiara probabile l’introduzione futura e soltanto l’8% non sa se lo introdurrà o non manifesta alcun interesse. A fronte di questa crescita modesta, c’è da registrare un aumento di maturità delle iniziative, che abbandonano lo stato di sperimentazione e vengono estese ad un maggior numero di lavoratori.
Buona giornata
Simo